Nell’accelerazione che l’umanità sta subendo ormai da qualche decennio, gli eventi si susseguono senza lasciarci il tempo di riflettere su quello che ci può far bene o meno, su quello che è suscettibile di farci evolvere o che, invece, potrebbe farci regredire allo stadio di umanoidi.
La compiutezza dell’essere umano è data per scontata, infatti, nel nostro intendimento rappresenta più un punto di partenza che non un punto di arrivo. Per questo, nella maggior parte dei casi accettiamo condizioni che dovremmo invece rifiutare, in quanto ostacolo al raggiungimento di quell’umano a cui tutti dovremmo aspirare.
Partire dalla costruzione dei valori della democrazia, dalla garanzia dei diritti è un fatto sostanziale che attiene alle regole della convivenza che ci siamo dati ormai da secoli. Tuttavia, là dove l’umano si degrada anche i diritti vengono meno. Recuperare l’umano significa quindi recuperare valori e diritti. Questo è un processo di crescita culturale.
Questo è quello che è accaduto a Mesagne. Una città che pochi decenni fa ha attraversato un tratto estremamente buio della sua storia, una comunità che è stata piegata dalla violenza e dalla brutalità dell’umano degradato. Oggi, Mesagne si trova da tutt’altra parte, ha affrontato un processo di rigenerazione grazie ad una conduzione fiera e libera, visionaria ed evolutiva. Ha cancellato nel giro di pochi anni una macchia, un’onta, nella sua vita di comunità, facendo di questa rigenerazione una grande occasione di coscientizzazione da parte dei suoi abitanti.
Proprio per questo nel percorso progettuale di candidatura abbiamo deciso di partire con una sezione che si chiama “Mesagne allo specchio”. Infatti, fin dalle prime discussioni a due con il sindaco Toni Matarrelli, ci siamo detti che era necessario in un primo momento chiarire che non partiamo certo da zero e che l’ambizione alla candidatura da parte di questa città, non solo è legittimata dal processo di rinascita in corso, ma avrebbe dato agli abitanti l’occasione per recuperare definitivamente il proprio senso di fierezza e di fiducia, guardandosi allo specchio e osservando in maniera sistemica quello che anche collettivamente è stato fatto.
Mesagne fino a poco tempo fa era “capitale della SCU”, oggi si candida a diventare “capitale della Cultura”.
L’idea di progetto parte da qui. Se “un nuovo modo di essere umani” questa comunità lo sta cercando, e pare essere sulla buona strada, allora quello può diventare un modello anche per altre comunità.
Un nuovo modo di essere umani va ricercato sui differenti livelli che lo compongono: la convivenza (sociale, economica); il benessere (fisico, mentale, emotivo); il ricordo (personale, collettivo); il rapporto con la natura (la terra, le piante, l’ossigeno, l’acqua, gli animali); l’espressione creativa (le arti); lo studio e la ricerca (la scienza, la medicina, la tecnologia).
In sostanza si tratta di voler sottrarre l’umano alla barbarie e condurlo verso la sua piena realizzazione, attraverso un progetto culturale, sociale, economico che sia trasversale e inclusivo e parta dal luogo in cui viviamo, appoggiandoci proprio sulle qualità specifiche dei suoi abitanti.
Il “modello Mesagne” può diventare una rappresentazione speciale di questa visione, per comprendere che, paradossalmente, l’umanità è “condannata a essere felice” e che qualunque ostacolo a questo compimento può ritardare sì il risultato ma non può fermarlo.
(arch. Simonetta Dellomonaco, coordinatore del progetto di candidatura Mesagne 2024)